Testi critici
Luigi Paolo Finizio
Con l’opera di Nino Perrone il segno si tuffa e naviga come un’anguilla nella pittura ad olio. Un vettore di luce che aggrega e fa deflagare sembianze di natura sotto il cielo assolato di Puglia. Il nordico Kokoshka senti’ come rinsanguarsi la nervosità del suo segno pittorico sotto la visione delle animate torsioni degli ulivi e degli accesi granai di Puglia,il nostro artista sembra spingersi oltre nel frantumare di luce il suo confidenziale paesaggio della Murgia.
Nelle pitture di Perrone lo spettacolo della natura appare sfuggire alle quiete inquadrature contemplative per offrirsi al colpo d’occhio che vi si immerge e ne scruta porzioni e prospetti ravvicinati. L’affondo percettivo si tramuta in esultanza di colori, in un brulichio di pure tonalità di cromatiche che alla resa di visione legano l’immediatezza d’emozioni , la comunicante felicità e tensione mentale che l’artista sensibilmente vive al cospetto della natura. A volte questa adesione sensitiva lo induce a dare consistenza fisica all’immagine, a ricalcare lo spunto naturalistico, per cui in certi suoi lavori in cui campeggiano come folate di vento le foglie lanceolate d’ulivo, queste vi sono riportate a collage direttamente sulla tela. Il campo d’immagine non ha quindi dislocazioni spaziali che scandiscono un orrizzonte a quinte di scena. Lo spazio della tela è lo spazio di natura e quello occasionale, percettivamente catturato o rimemorato. Esso si dispiega in un fitto aglomerato di masse dinamiche, di concitate pennellate brevi o fluenti campiture di colore che nel loro intenso contrappunto di rossi, blu e giallo, nel loro intrigo percettivo rendono totalizzanti visioni di sensitive atmosfere, di calde ariosità estive, di espanse fioriture primaverili, di addensanti umidori tra cielo e terra, resta incerto se sia stato prima il sentimento o la visione a mettere a fuoco campo di immagine nei quadri di Perrone. Matisse , il maestro delle congiunzioni di disegno e colore diceva che l’avvio delle sue opere cominciava sempre col descrivere il sentimento prima di arrivare a quello che ne era l’oggetto di rappresentazione.
Un modo sensitivo di far aderire la pittura al dato di natura che ha lunga memoria nell’arte moderna e che certo nella sua stessa immediatezza si rigenera e e ripropone senza consegnare e prescrivere ricette e codificazioni estetiche, Dal fauve al naif, dal romantico all’espressionista, la natura è un pretesto del colore, cosi’ come il colore è un pretesto di emozione e sincerità dell’artista. In un reversibile punto di vista in cui la parte è per il tutto e il tutto per la parte, il paesaggismo di Perrone fa dunque dello spunto naturale, spesso colto all’aria aperta, un pretesto di pura pittura. Come se l’occassione dal vivo serva a una posticipata ricostruzione del segno, del rapido gesto pittorico che ha trattenuto e riconvertito in colore la diretta visione, l’emozionata percezione a diretto contatto di natura. Le pitture danno ciascuna, sul proprio tessuto di pigmenti, il variare sul campo d’immagine di tale sistole—diastole visiva.
Quale un respiro sanguigno appunto che trascina nell’emozione esultante, nell’accesa fluenza ritmica dei colori, la pausa e l’accelerazione, il tempo della misura e dello sbandamento vissuti attraverso lo spettacolo visivo restituito nella successione concitata dei colpi di pennello.
I luoghi di natura, i frequentati e amati apprezzamenti collinosi della Murgia arsi di terra tufacea e di rossi calcarei, sparsi di oliveti e vigneti, di gialli covoni di grano e porporini papaveri, sono il teatro delle sue immersioni sensitive, di una trattenuta emozione poi trasferita sul piano della tela. Transiti luminosi e improvvisi annuvolamenti, bagliori cromatici e profonde fluenze di luce costituiscono l’ancoramento percettivo di una situazione pittorica che in una sorta di dinamismo plastico l’artista focalizza e scompagine con foga espressiva.
Oggi che l’aspirazione al “bello di natura” in arte è un valore scontato ma è diventato un desiderio della vita, l’opera di Perrone pare restituirci l’emozione di un sentimento estetico che ritorna alla pittura con tutte le ansie e le perdite del nostro tempo. Cosi’ il suo segno pittorico palpita e si protende nel gioco prismatico dei colori, trasmette la gioia di vicinanza alla natura, l’equivalente ossia di una verità che anche il fauve consegnava allea forza vincente dei colori puri. Ma nei suoi dipinti c’è pure un trasporto che preme sulla natura,che l’avvicina avidamente e cattura con velocità come a sostenere quel momento di estroso di un senso d’ affanno , di precaria certezza.